Alois Bröder is a composer who knows how to bring together intellect and belly in his works. He writes pieces which have to be comprehended well for the open-minded listener. As a trained guitarist he has a faible for this instrument whose possibilities he exhausts. He revives the song accompanied with guitar (in the 19th century often usually), possibly in his both haiku cycles which were recorded with the soprano Eva Lebherz-Valentin, the baritone Martin Hummel and Christopher Brandt and published together with other works as Chamber Music with Guitar.
Bröder writes fascinatingly for the respective instruments. The haiku songs are vocal in the disposition and also follow the meaning of the texts. The sounding of the instrumental music is enjoyed thoroughly in an ingenious way, and absorbing connections originate, possibly in the Abbozzi for guitar and piano (Olaf Van Gonnissen and Friederike Richter), whereby the listener is astonished that both instruments fit so well. Similar happens in Drei Spiele for guitar, baritone saxophone (Linda Bangs) and cello (Christoph von Erffa).

Heinz Zietsch
(in: Darmstädter Echo, 23.7.2008)

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Alois Bröder è un chitarrista-compositore tedesco oggi quasi cinquantenne, nato a Darmstadt e formatosi, per la chitarra, nella sua città con Olaf Van Gonnissen (che ha avuto tra i suoi allievi anche Tilman Hoppstock) e con vari insegnanti per la composizione, tra cui Toni Völker, docente alla locale Accademia. Occorre subito specificare che il presente CD vede Bröder protogonista esclusivamente come compositore, infatti i brani inclusi nel sostanzioso programma presentato, pur essendo tutti lavori per/con chitarra, sono interpretati dai chitarristi Christopher Brandt e dallo stesso Olaf Van Gonnissen, oltre che dal baritono Martin Hummel, dalla soprano Eva Lebherz-Valentin, dalla pianista Friederike Richter, dal flautista Johannes Fischer, da Linda Bangs, sassofonista e da Christoph von Erffa, violoncellista. La nutrita presenza di strumenti "altri" rispetto alla chitarra ci dà già una cifra di lettura generale della produzione di Bröder, assai varia e non esclusivamente "chitarrocentrica" (scusate l'orribile neologismo); la più piacevole impressione che si prova alla fine dell'ascolto del CD è quella di avere fatto la conoscenza non dell'ennesimo chitarrista che compone più o meno prevedibilmente, cercando di inserire a tutti i costi la chitarra e i suoi usuali modelli sonori, quasi di... infliggerla agli altri strumenti, bensì di un musicista che parte da un immaginario sonoro ricchissimo di colori, spesso ispirato da testi icastici e di fulminante essenzialità (come gli haiku giapponesi) per sfruttare le mirabolanti possibilità suggestive delle sei corde, siano esse da sole o amalgamate convoci o strumenti-partner. Raramente siamo riusciti a entusiasmarci davanti ad un linguaggio atonale ed asciutto, sovente debitore alle "avantgardie" (e a Darmstadt un certo vocabolario musicale si respira nell'aria!), come ci è successo per questo CD di Bröder, e per questo motivo ci pare che la sua catalogazione nella folta schiera die chitarristi-compositori (rispettabili e bravissimi nel loro genere, per carità...) quasi non gli renda giustizia. Bröder dimostra infatti una grande capacità creativa ed evocativa, come nei 14 Haiku per voce di baritono e chitarra: i testi di Yaba, Kyorai ed altri poeti nipponici, con le loro allegorie e le meditative atmosfere sintetizzate nei tipici tre versi dello haiku, trovano nei brevi bozzetti di Bröder una perfetta realizzazione.
14 Haiku del 2005 hanno avuto un precedente nel 1994, stavolta per soprano e chitarra; questo altri 14 brevissimi brani chiudono il programma del CD, laddove i 14 per baritono e chitarra lo aprivano: non ci sembra una scelta casuale, infatti nei ventotto pezzi si viene a ritrovare tutto il magistero compositivo del musicista tedesco, fatto di una finissima ricerca di timbri e dinamiche, una costruzione felicissima dal punto di vista architettonico che costituisce un paradigma della composizione per voce e chitarra nel linguaggio contemporaneo. L'attività compositiva di Bröder era iniziata nel 1987 con Erdferne (un titulo dal sapore astronomico), una sorta di caleidoscopico sogno fatto di contrasti improvvisi e netti, un viaggio interplanetario della mente che si risolve – probabilmente con il risveglio – solo nei due ultimi accordi arpeggiati. Kern.Spalte. per flauto a becco e chitarra è invece un'indagine sulle sonorità estreme del flauto dritto che si presenta con ipertoni eseguiti fortissimo epoi si fonde in un dialogo con la chitarra culminante in difficili ma efficacissimi passaggi all'unisono: un brano fremente e ben "tagliato" sul respiro del flauto, in cui la chitarra stempera le tensioni. Il pezzo strumentaleche ci è però più piaciuto è Abbozzi (il titulo è in italiano) per chitarra e pianoforte, una sorta di sequenza di diciotto appunti musicali senza soluzione di continuità in cui (forse per la prima volta dalla Fantasia di Castelnuovo-Tedesco!) ci pare proprio che i due strumenti non si "infastidiscano" per le loro caratteristiche così simili (e così diametralmente opposte), ma riescano ad ottenere un dialogo serrato e denso di avvenimenti sonori, un brano giocato – assai opportunamente – più sui ritmi e sulle dinamiche, piuttosto che sulla raffinatezza timbrica che troverebbe nel connubio piano-chitarra un'equazione di difficilissima soluzione. Colori davvero originali e magnificamente mescolati in un emozionante sound-blending sono invece alla base di Drei Spiele, per sax baritono, chitarra, violoncello e pianoforte, brano del 1996: come opportunamente fa notare Veronika Jezovšek, autrice delle ottime note al programma nel booklet del CD dalle quali abbiamo tratto più volte spunto per questa recensione, non è tanto sorprendente la ricognizione delle possibilità dei quattro strumenti compiuta da Bröder, quanto la loro interazione sondata in varie "direzioni" espressive, dal primo movimento in stile improvvisativo e guarnito da scordature, alla secca punteggiatura die pizzicati nel secondo alla gestualità quasi "al rallentatore" degli spettrali pianissimo del terzo brano. Dei 14 Haiku per soprano e chitarra abbiamo già accennato prima e non sapremmo aggiungere altro se non una piccola personale preferenza per gli Haiku più recenti (quelli per baritono) in cui l'aderenza delle situazioni musicali agli eventi narrati nei testi ci sembra più vicina ed efficace.
Vivi complimenti a tutti gli interpreti che hanno contribuito alla nascita di questo progetto discografico, dai cantanti – impeccabili – agli strumentisti, assolutamente "a fuoco" sulle pagine eseguite, ai due chitarristi, davvero bravissimi nel rendere i tanti colori proposti dal compositore e, last but not least, ad Alois Bröder che, a nostro parere, entra dalla porta principale in un olimpo di autori di musica contemporanea che non vedeva da tempo novità veramente rilevanti, specie tra coloro che "partono" dalla chitarra per arrivare alla composizione. Siamo ben lieti di averne trovata una!

Francesco Biraghi
(in: il Fronimo, rivista di chitarra, ottobre 2010)

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Bröder is not a household name. He is active in Darmstadt, but has an approach not tied to the courses that make the city famous. Here is a useful introduction to his chamber music with guitar, framed by 28 haiku, the first 14 for baritone and the second 14 for soprano. Each set is in German translation: The first focuses on a more obscure parade of eight Japanese poets, while the second sets six poets, among whom are the celebrated Issa, Buson and Basho. The composer has an instinctive response to the poems and often surprises with the chosen journey. Both singers are agile and intimate enough to match a lonesome guitar. Between the poles are the guitar solo Erdferne, not particularly distinctive in character; Kern.Spalte. in which the recorder and guitar seem strangely sympathetic; the continuous, somewhat monolithic cascade of Abbozzi; and the fanciful Drei Spiele. D & G, heretofore unknown to me, accompanies the music with an informative and attractive presentation. This music is not revelatory, but its benefits grow with repeated listens.

Dan Albertson
(in: LaFolia.com, April 2010)

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